Intervista a Daniela Spagnuolo

Titolo : Liam Experiment 01

Editore : Daniela Spagnuolo

Lingua : Italiano

Copertina flessibile : 388 pagine

Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 198,700 in Libri

n. 3,917 in Fantascienza

n. 26,564 in Romanzi rosa

n. 95,025 in Letteratura e narrativa

Buongiorno lettori! Navigando sul web ci troviamo di fronte a molte cose, ogni giorno. Vediamo fiori, libri, pizze, il mare, la neve. Qualsiasi cosa appare ai nostri occhi, un’immagine dopo l’altra, senza nessun ordine, nessuna correlazione, o forse, forse la sequenza di immagini che ci scorrono davanti quotidianamente erano destinate a farlo… esattamente come i particolari protagonisti del libro di oggi…

-Buongiorno Daniela, grazie ai social media ho avuto modo di avere un dialogo scritto, un po' freddo, che grazie ad entrambe è diventato piano piano un po' più accogliente. Oggi io mi sento di scrivere ad un’amica. Potresti presentarti ai nostri lettori ? Potresti rubargli un pezzettino di cuore come hai fatto con me? Tu chi sei?

Grazie per il calore con cui mi hai accolta e per avermi dato quest'opportunità.
Sono una persona che sogna, che desidera e che si emoziona come tutti. E, come tutti, ho le mie dipendenze: il disegno, la lettura e la scrittura. Molti dicono che ho un carattere solare ed espansivo, ma quando si tratta di parlare di me viene fuori tutta la mia timidezza.

-Una cosa senza cui Daniela non sarebbe Daniela.

L'audacia, soprattutto in ambito creativo. Mi piace sperimentare e i territori sconosciuti mi affascinano. Ho un'allergia per le convenzioni, e penso che i paletti vengano piantati per saltarci sopra e passare oltre. Ciò non significa che disdegni metodi e disciplina. Per poter dimenticare le regole bisogna prima averle imparate.

-Il tuo primo ricordo di scrittura.

In quinta elementare l'insegnante di italiano ci chiese di inventare una storia alternativa su Babbo Natale. Da allora mi capita ancora di scrivere brevi storie comiche (che chiamo "fandonie") ispirate ad esperienze personali o a personaggi conosciuti, soprattutto artisti, che accompagno con vignette.

-Il primo libro che hai amato.

"Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Philip K. Dick è il libro a cui mi sento più legata ancora oggi.

-Quando hai realizzato che avresti scritto un libro, dov’eri? Che stavi facendo? A cosa pensavi?

La scintilla si è innescata ascoltando un programma radiofonico che parlava di uncanny valley: quella sensazione di spiazzamento che proviamo di fronte a un robot con sembianze umane. In generale il nostro cervello ci lancia un segnale di allerta ogni volta che fatica a classificare in maniera certa ciò che stiamo percependo (nel caso di un androide: sarà umano oppure no? E se no, in che casella lo metto?)
Ad alcune persone questo input provoca repulsione e allontanamento, io ne sono affascinata e incuriosita.

-E quando il tuo libro è stato pubblicato cosa hai provato? Che sensazione dà stringere il proprio libro?

Stringere tra le mani il libro scritto di proprio pugno è un'emozione fortissima, perché è il frutto di un lavoro che spesso rimane nascosto agli occhi del lettore. Per un autore indipendente la scrittura è solo il primo passo. Una pubblicazione di qualità deve passare da un editor, avere una copertina accattivante, un'impaginazione chiara e piacevole e, ultimo ma non ultimo, un buon piano di marketing da portare avanti mese dopo mese. Insomma: bisogna pedalare!

-Per te la scrittura era un sogno realizzabile? Hai avuto qualche momento di sconforto?

Sono un'idealista a cui piacciono le sfide... che dire di più!
Ci ho creduto e, un passo alla volta, il sogno è diventato sempre più concreto.
Poi, visto che non mi faccio mancare nulla, ho voluto mettermi in gioco fino in fondo per capire cosa significa pubblicare il proprio romanzo e accompagnarlo nelle mani del lettore. Nel mio caso io sono la "one woman show": nelle ore extra lavorative scrivo, illustro, disegno la copertina del prossimo libro, seguo i canali social, il sito internet, collaboro con le bookblogger. E nonostante l'appoggio incondizionato di Flavio, il mio compagno di vita, a volte lo sconforto arriva, perché il tempo non basta mai e ci sono troppe cose da fare. Ma la mia forza sono le persone che si emozionano leggendo il romanzo e che ci tengono a farmelo sapere, che mi sostengono con un commento d'incoraggiamento o con una recensione entusiasta. La storia che ha avuto inizio con me continua a vivere in loro. E allora mi dimentico dello sconforto e torno a scrivere!

-Qual è l’elemento fondamentale in un libro, secondo te.

La capacità di coinvolgere il lettore.

-E l’elemento fondamentale del tuo libro?

La delicatezza nello sviluppo della storia.

-Andiamo al titolo. Perché hai scelto questo?

Liam: experiment 01 è un titolo che racchiude il senso della storia.
Liam è il primo prototipo di ERS3, un androide in grado di provare emozioni, e si ritrova a convivere con una persona comune per quattro mesi, così come previsto dalla fase sperimentale fuori dal laboratorio in cui è stato creato. "01" perché altri ERS3 verranno sottoposti all'esperimento con persone e in luoghi differenti. Amore Esistente è il nome della serie che raccoglie tutti i volumi.
Attualmente il secondo romanzo è in fase di editing.

-Narrativa rosa e fantascienza non sono “mondi” facili da far convivere. Svelaci un tuo piccolo segreto che lo ha reso possibile.

Lo stereotipo ci porta a pensare alla fantascienza come un genere legato al lato maschile, razionale, cerebrale e al romance come una lettura per donne, sentimentale, irrazionale, di cuore (o di pancia, se proprio vogliamo scartare la capacità emozionale dalle forme di intelligenza). Ritenere questi due mondi inconciliabili crea problemi ben più importanti di una lettura mancata.
Io ho solo messo su carta una storia che mi ha conquistata. Per il resto i lettori sembrano apprezzare l'ambientazione futuristica accessibile e non negativa, unita a una parte sentimentale poetica ma non scontata.

-Jackie e Liam… Liam e Jackie… destinati ad incontrarsi. Riassumi in 3 parole chiave il loro amore.

Coraggio, purezza, divenire.

-Secondo te, da dove nasce un sentimento?

Mi hai dato una grande idea... Vorrei che rispondessero a questa domanda anche i lettori che mi seguono. Lancerò un'inchiesta per conoscere il loro parere!
Per quanto mi riguarda penso che, a differenza delle emozioni che sono impulsi atavici diventati parte della nostra programmazione di esseri umani, i sentimenti siano comportamenti che nascono da bisogni più evoluti, e assumono connotazioni strettamente personali. Se le emozioni sono semplici reazioni, i sentimenti vanno "agiti", hanno bisogno di volontà e impegno per rinnovarsi giorno dopo giorno.
Quale evento induca la nascita di un sentimento è un fenomeno fortuito e unico, perché legato a ciò che siamo in quel momento.
Un po' come dire che siamo fili nati per intrecciarsi ma non sempre la trama ci riesce bene, perché impariamo a tessere solo vivendo!

-Molti autori, hanno parlato di grandi amori ambientati nel passato. Ma tu hai scelto il 2087. Perché il futuro?

Perché l'amore è la forma di connessione più intima e importante della nostra vita, uguale ma sempre diversa. Spesso mi ritrovo a pensare a quanto siano cambiati i modi di manifestare questo sentimento dai tempi dei nostri nonni, ad esempio. Poi l’immaginazione vaga immancabilmente verso il futuro...

-Estratto del tuo libro con foto

“Dopo un attimo di silenzio mi giro verso di lui, con un sorriso che si spegne all'istante, quando mi accorgo che sta fissando il proiettore con occhi bagnati di lacrime. La sua commozione mi arriva dritta al cuore.
«Cosa c'è Liam? Ho detto qualcosa che non va?» gli chiedo sottovoce.
Lui mi guarda appena, imbarazzato, ansimando. Io rimango in attesa, in silenzio, fino a quando comincia a parlare con la voce spezzata: «Io… io mi sento così, Jackie... un fiore diverso tra tanti fiori di pesco, la rivelazione di un istante che si consuma nel vento.»”





-Un saluto robotizzato.

Un’intelligenza artificiale avanzata potrebbe rispondere così:
Durante il training in laboratorio ho imparato che un buon saluto va calibrato a seconda del livello di familiarità della persona a cui è rivolto. Esistono saluti generici, formali, informali, amichevoli. So cos’è l’amicizia in astratto ma, di fatto, non la conosco perché non l’ho ancora associata a un’esperienza diretta.
E tu... vorresti diventare mio amico?

Daniela risponde così:
Beh, se mi avete seguito fin qui, di sicuro meritate un grazieeeeeee lungo quanto l'intera lettura! :)



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