Intervista ad Ermes Cappelletti

 Titolo : Primo passo apertura

Editore : WritersEditor

Lingua : Italiano

Copertina flessibile : 442 pagine

Buongiorno, felicissima di poter dialogare seppur in digitale con l’autore di un fantasy italiano davvero intrigante e bello corposo! Chi sei? Presentati per noi che ti leggiamo.

Grazie per i complimenti! Sono Ermes Cappelletti, un autore emergente, classe 1992 e scrittore del libro – Primo passo Apertura - . Attualmente vivo a Roma e sono in procinto di pubblicare il secondo romanzo.

Di cosa non puoi fare a meno nella tua vita?

Di scrivere, sicuramente. Poi direi degli scacchi e del caffè. Non sono sicuro in quale ordine mettere queste tre cose, ma una cosa è certa: se anche solo una di queste dovesse mancare andrei in crisi.

Come mai questo titolo?

Ci sono tre (o anche più, ora non ricordo) significati. Il primo passo è innanzitutto il mio, come scrittore. L’apertura è chiaramente l’apertura delle mie idee al mondo. Il secondo significato è chiaramente connesso al libro, quindi basta leggerlo per capirlo. Il terzo ha a che fare con la filosofia dei personaggi, chiamati controvoglia ad aprirsi nei confronti del mondo (reale o surreale che sia).

Ognuno di noi ha una porta da aprire?

Una è riduttivo. Siamo letteralmente un palazzo pieno di stanze. Alcune porte vanno aperte, altre sarebbe meglio che rimanessero chiuse.

Perché hai scelto di trattare questa molteplicità di temi?

Io volevo trattare un solo tema. La colpa è dei personaggi. Ad un certo punto, durante la stesura, hanno incominciato ad andare per i fatti loro, riempiendo le pagine di monologhi e riflessioni che hanno allungato di brutto la storia ed espanso di molto la lista dei temi trattati. Scherzi a parte, la cosa che volevo fare non era scrivere una trama, ma indagare la psicologia dei personaggi, aggiungendo sempre più strati alla loro caratterizzazione. Così è stato inevitabile andare a toccare tematiche molto varie tra loro e mettendomi nei panni dei personaggi ho dovuto sviscerarle per fornire almeno un punto di vista, cioè quello del personaggio in questione.

Hai un pubblico selezionato, o ti rivolgi a tutti?

Mi piacerebbe pensare che il libro sia adatto a tutti, ma suppongo non sia così. Quando ho scritto il libro stavo passando un periodo difficile e credo, senza voler escludere nessuno né peccare di presunzione, che solo chi ha vissuto certe situazioni possa apprezzare appieno l’opera. Tuttavia ho ricevuto numerosi commenti positivi da persone appartenenti a diverse fasce d’età, inquadrate in classi sociali totalmente differenti e con culture di base molto variegate. Quindi non saprei. Quando ho scritto il libro mi rivolgevo solo a me stesso. Ora che è stato pubblicato, immagino si rivolga a chiunque voglia ascoltare.

Svelaci una chiave di lettura per il libro.

Diciamo che tutto il libro è un insieme di molteplici chiavi di lettura, alcune più generiche, altre molto personali. Credo comunque che la più diretta sia questa: la differenza tra ciò che ci fa bene e ciò che ci fa stare bene. Alla fine, se non vi piace il lato “fantasy” della vicenda, potete sempre immaginare il mondo dei sogni come la cocaina, o il crack (tanto per rimanere in tema di visioni).

 

A mio parere la copertina è molto significativa. Mi sono fatta un’idea tutta mia. Spiegaci quale significato gli dai.

In verità la copertina è stata una scelta della casa editrice. Nella versione originale doveva essere un po’ diversa. Un po’ più sobria, diciamo.

Bisogna rischiare nella vita?

Sembrerà banale, ma rischiamo ogni giorno. Tutte le scelte che facciamo sono scommesse. La differenza è che alcuni rischi e benefici sono più immediati, quindi più riconoscibili. Ma alla lunga ogni scelta è un salto nel buio. Quindi sì, credo valga la pena rischiare sempre, quantomeno se riteniamo che la potenziale ricompensa ci ripaghi.


Come consiglieresti chi vuole scrivere un libro?

E’ difficile dare un consiglio generale, che valga per chiunque. Ognuno ha un proprio modo estremamente personale di esprimere le proprie idee, e questo vale soprattutto nella scrittura. L’unico consiglio che mi sento di dare, e che penso possa valere più o meno per chiunque, è questo: Scrivete come se nessuno dovesse mai leggere quelle parole. In questo modo lascerete da parte tutte le paure, le ansie, la “vergogna” per ciò che state scrivendo. Troverete che la vostra scrittura non sarà più soggetta alle aspettative del vostro futuro pubblico (che molto spesso sono molto diverse da quelle che immaginate) , diventando invece qualcosa di estremamente personale. Il libro è il vostro diario segreto. Anche se una cosa vi sembrerà sciocca o inappropriata, o sopra le righe, voi scrivetela. Avrà comunque un profondo significato, proprio perché si presenterà senza filtri, e questo il lettore lo capirà.

Lasciaci un saluto!

Un arrivederci alla prossima intervista e alla prossima pubblicazione.




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