Intervista a Marzio Pellegrini
Titolo : Silenzi assordanti
Editore : Independently
published
Lingua : Italiano
Copertina flessibile :
246 pagine
Posizione nella
classifica Bestseller di Amazon: n. 5,584 in Libri
n. 3 in Poesie
erotiche
n. 7 in Poesia
italiana
n. 8 in Poesie d’amore
Ciao Marzio, è un gran
piacere poter avviare questa sorta di corrispondenza con te. Presentati, per me
e per chi ci legge.
Mi chiamo Marzio
Pellegrini e sono uno scrittore, ho 27 anni e sono nato a Roma. Scrivo
praticamente da sempre ma ho cominciato a dargli un senso dai 19 anni, dopo il
diploma, quando iniziai a scrivere “Come una goccia” (primo romanzo uscito nel
2014).
Svelaci un tuo
segreto.
Sono stato io a
rompere gli occhiali a mamma, quando avevo 8 anni.
Hai un grandissimo
successo sui social, cosa ne pensi di questi? Pensi che siano un’ottimo
investimento per la cultura o no?
Penso che i social
siano un grandissimo mezzo, anche se spesso se ne fa un utilizzato vile e
improprio (basti vedere tutto il mondo trash). La sensazione che si ha è che
siano una sorta di passatempo in cui staccare il cervello e vedere video
stereotipati, ricette, balletti eccetera, ma tanti scrittori (e artisti vari)
cercano di portare un bel vento fresco di approfondimenti, riflessioni e spunti
artistici notevoli.
Spesso gli artisti che
cercano di farsi conoscere sui social sono sottovalutati.
Come hai capito di
amare la scrittura? E che rapporto hai con la lettura?
L’ho capito proprio in
un periodo buio e nero, quando tutto mi sembrava impossibile o noioso, la
scrittura era la sola cosa che mi teneva attivo per molte ore al giorno (e a
notte). Penso che non possa esistere la scrittura senza la lettura prima, mi
piace leggere ma solo quello che scelgo io. Ho iniziato a leggere voracemente
dopo il diploma, quando ero finalmente io a poter scegliere il libro, il tema,
l’autore e il linguaggio. Ammetto che trovavo trito e noioso tutto quello che
mi imponevano a scuola, sebbene con gli anni ho saputo rielaborare il tutto.
L’unica professoressa che attirò la mia attenzione fu una supplente che ci
parlò di Pennac e del suo “Diario di scuola”.
Nelle tue poesia si
riscontra molta dolcezza. Qualcuno ti ha ispirato?
Le poesie che trovate
nelle due raccolte sono il frutto di immagazzinamento in anni, quindi scritte
da ‘Marzio’ sempre diversi. Parlo d’amore con entusiasmo, poi con delusione,
poi di vita, di mare, amicizia, morte e tutto quello che mi attirava e
ispirava. Ma di fondo c’è sempre una sensibilità che non sempre è stata un
pregio, una gentilezza e uno sguardo che m’imbarazzo a definire poetico.
Quindi per rispondere,
mi hanno ispirato tutte le ragazze che ho amato e poi “odiato”, tutti gli amici
che mi hanno fatto ridere e incazzare e vivere avventure degne di essere
raccontate.
Consiglieresti le tue
poesie ai più romantici?
Sì, il romanticismo è
presente in tutto quel che scrivo, è predominante quella visione sensibile
e soprattutto legata all’immaginazione senza freni ( ancor più nei romanzi e
racconti). Non parlo del “romanticismo” come spesso viene inteso oggi, e cioè
la dolcezza a tutti i costi, amori rose e fiori, frasi motivazionali e simili.
Come detto prima, m’ispiro alla vita e la vita ha migliaia e migliaia di
sfumature, trascriverne solo quella piccola fetta è come imporsi limiti che non
esistono. Nelle mie poesie c’è ironia, cinismo, paura, schiettezza a volte.
Insomma, non sono uno
da baci perugina.
Ed ai meno romantici?
Ai meno romantici lo consiglio lo stesso, perché potrebbero scoprire
mondi nuovi. Mi piace sempre raccontare la differenza tra poesia moderna
(quella che cerco di proporre io e molti autori) e quella classica. In molti
hanno “paura” di trovare la poesia noiosa, formale, pomposa, questo non accade
nei miei libri (o almeno non dovrebbe.) Mi capita spesso di ricevere messaggi
di persone che hanno trovato “silenzi assordanti” una scoperta, sotto questo
punto di vista.
Quanto può essere
utile fare un viaggio nei sentimenti?
Probabilmente
essenziale. La mia scrittura nasce proprio da viaggi interiori, autoanalisi,
riflessioni e dissezione dei miei sentimenti. E solo scrivendo esorcizzo certi
traumi, certi pensieri e paure.
Hai una “chiave” di
scrittura? Ognuno ne ha una? Che consiglio daresti a chi vuole scrivere?
La mia chiave di
scrittura è legata inevitabilmente alla narrativa, al raccontare tramite gli
occhi del protagonista eventi, giornate e rapporti umani, facendo emergere i
vari sentimenti e dettagli vari, senza dover mai fare liste infinite di
descrizioni.
Il consiglio che mi
sento di dare è lo stesso che diede Bukowski nella sua “Don’t try”, e cioè: “se
non ti esplode dentro a discapito di tutto, non farlo. a meno che non ti venga
dritto dal cuore…” non posso citarla tutta, ma la consiglio a chi non la
conoscesse già. Il consiglio non può che essere “scrivi e basta”, non farlo per
i social, per i soldi, per uno status. Fallo solo se è necessario, ma necessario
davvero.
Estratto del tuo libro e foto
raggi di sole nel
freddo
pagina 179
ci sono molte cose
che farei in questo
momento,
ad esempio
prendere un treno
ed andare lontano.
ho qualche meta in
testa.
oppure comprare un
regalo importante
da portare a una
persona speciale.
ma al momento
non so nemmeno
come mi accoglierebbe.
mi piacerebbe riunire
la famiglia
ed evitare i discorsi
seri
ed i problemi.
vorrei scrivere a
tutte le persone che
ho perso
e trovare una
soluzione.
capire dove si poteva
essere più maturi
e come poter essere
migliori.
mi piacerebbe
non lasciare scorrere
il tempo
via.
vorrei scappare da
questa vita e
allo stesso tempo
vorrei cambiarla,
tutte due
cose impossibili.
per il momento
mi limito a godermi
questi pochi
caldi
raggi di sole.
Salutaci facendo un
po' di casino ma in silenzio.
Un saluto e un grande ringraziamento a te, Edmea, e a tutti i tuoi
lettori. È stato un piacere condividere con voi alcuni dei miei silenzi
assordanti. E ricordate, nessun grande sentimento dovrebbe restare mai sepolto
in quell’abisso chiamato silenzio.
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