Intervista a Max Curti

 Editore ‏ : ‎ Arcolibri 

Lingua ‏ : ‎ Italiano

Copertina flessibile ‏ : ‎ 280 pagine

Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 814,331 in Libri

n. 1,504 in Narrativa sulla vita sociale

n. 108,712 in Narrativa contemporanea 

n. 116,551 in Narrativa letteraria


-Buongiorno amici lettori, buongiorno Max, domanda di rito per rompere il ghiaccio. Chi sei? Presentati per noi!

Ciao Edmea e un saluto a coloro che seguono il tuo blog!

Innanzi tutto grazie per avermi dato la possibilità di essere all’interno del tuo canale e per avermi fatto provare per la prima volta l’ebbrezza di essere intervistato. 

Sono nato e cresciuto 52 anni fa in provincia di Bolzano e da oltre vent’anni vivo in Trentino. Sono un infermiere ma la mia esperienza nel mondo dell'emergenza parte da lontano, nel 1989 sulle ambulanze della Croce Rossa di Bolzano. Nel 2009 ho iniziato la mia avventura in "Trentino Emergenza" (reparto che un tempo veniva chiamato “118”) e ora, dai primi mesi del 2021, lavoro presso il reparto di Chirurgia generale dell’ospedale della cittadina in cui risiedo. 

Malgrado la mia età e la seria professionalità che impone il mio lavoro, sono una persona a cui piace, quando è possibile, rimanere spensierato e allegro come i bambini. 

Ho una moglie fantastica e due splendide figlie di 22 e 24 anni.


-Quali sono le cose essenziali nella tua vita?

La famiglia, il lavoro e la serenità. Il resto viene da sé, anche se mi rendo conto che più passano gli anni e più è difficile riuscire a difendere tutto questo, soprattutto dopo il Covid per l’aumento della cattiveria che ahimè è cresciuta nelle persone.


-Il tuo primo ricordo di scrittura?

I temi in classe alle elementari! 

È sempre stato un momento di angoscia perché mi trovavo immancabilmente a corto di idee rispetto al titolo, quando invece avrei preferito poter spaziare con la fantasia. Ma con il tempo mi sono fatto furbo e sono riuscito a fare dei temi discretamente belli.


-Descrivici una tua giornata. 

Le mie giornate sono scandite e vincolate molto dai turni di lavoro.

Per non essere tediante, ti descriverò invece una giornata in cui non devo lavorare.

La mattina inizia con una bella colazione, prosegue con una passeggiata con mia moglie e i due cani (co-protagonisti nel mio libro). Qualche pomeriggio mi dedico alla lettura, soprattutto nelle giornate uggiose, accompagnato da una tazza di té caldo. Se il tempo lo permette, appaghiamo la nostra passione concedendoci un bel giro in motocicletta per godere della sensazione di libertà che solo chi ama la moto può capire. Mi piace andare a camminare in montagna e la vita all’aria aperta del campeggio, rigorosamente con il FrogVan (Cos’è? … nel libro c’è scritto!).

Qualche sera al mese la dedico alla Croce Rossa, facendo lezioni di aggiornamento ai Volontari che svolgono l’attività di soccorso in ambulanza.


-Una delle skills degli scrittori è quella di essere costanti nella scrittura. Come hai integrato quest’ultima nelle tue giornate? 

Per la “non regolarità” del mio stile di vita vincolato al lavoro che svolgo, non è possibile integrarmi in maniera costante con la scrittura. Nel corso delle mie giornate mi ritaglio alcuni spazi in cui in silenzio e solitudine (mentre la moglie passa il Dyson, le figlie discutono tra loro e i cani uggiolano) trasferisco pensieri ed emozioni al mio Mac. Con pazienza e tempo da questi miei scritti è nato il libro


-Come nasce l’idea di “Teste di Covid" ?

Per il problema di salute che mi era occorso, ho sentito la necessità di elaborare la malattia utilizzando un sistema molto potente: la scrittura. Lo stop forzato e la convalescenza mi hanno permesso di osservare ciò che accadeva attorno a me, con uno sguardo e una consapevolezza differenti. 

Da qui l’idea di continuare a scrivere. 

L’idea del titolo? È un segreto, ma viene spiegato nell’ultimo capitolo!


-Quando hai iniziato a scriverlo?

Ho iniziato a scriverlo alla fine di febbraio del 2020, durante la convalescenza e l’ho terminato a dicembre dello stesso anno, dopo essere ritornato al mio vecchio lavoro.


-Si parla di fragilità umana. Come percepisci quest’ultima?

La percepisco come qualcosa di cui le persone continuano a negare l’esistenza, dimenticando che fa parte di noi stessi dalla notte dei tempi. Quando qualcosa fa paura, la si nega per non prenderne coscienza. 

La fragilità non la ritengo una debolezza, quanto l’acquisizione della consapevolezza di quanto siamo esseri umani. Questo per me è un punto di forza.


-Perché hai scelto questo tema?

Dicono che “quando una persona scrive un libro è perché ha qualcosa da dire”.

È vero. Desideravo risvegliare nelle persone la consapevolezza di se stessi. Ognuno di noi dovrebbe avere una propria visione della realtà che ci viene “raccontata”, sviluppando un personale senso critico. 

Volevo inoltre essere da stimolo affinché ognuno viva apprezzando quello che ha, dedicando attenzioni alle cose vere della vita e non a tutto ciò che è costruito o artefatto.

Seneca disse: “Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.”



-Perché dobbiamo leggere il tuo libro?

Credo che oltre alla narrazione romanzata dei fatti, ci siano degli spunti su cui ognuno di noi può fare delle profonde riflessioni: sul mondo, sulla gente e su noi stessi. Attraverso il racconto autobiografico, ho raccolto storie vissute da chi ha un contatto costante con le persone e con le emozioni generate dalla malattia. Volutamente ho inserito della bibliografia, affinché chiunque avesse la possibilità di approfondire.

Malgrado l’argomento trattato sia emotivamente intenso, ho cercato di rendere il racconto quanto più leggero e “digeribile” possibile, mettendo nelle condizioni chi legge di avere il giusto “impegno mentale”. 

Il libro ti permette di ridere, sorridere, piangere ma soprattutto riflettere.


-Perché il tuo libro dovranno leggerlo anche le generazioni future?

Troveranno sempre dei paralleli alle situazioni che staranno vivendo, come io ho ritrovato oggi situazioni e comportamenti che avevo letto in alcuni libri scritti molti anni prima (di cui ho inserito la bibliografia). I comportamenti umani sono ripetibili e si ripetono, inutile meravigliarsi ogni volta.


-Chi ringrazi per la tua pubblicazione?

Utilizzerò le parole che ho inserito alla fine del libro:

Ringrazio anzitutto mia moglie che, con pazienza e grande sopportazione, mi è stata vicina, sostenendomi durante tutto il lavoro di scrittura.

Un grazie alla mie figlie che mi hanno ispirato e aiutato in questi mesi affinché arrivassi al termine del lavoro.

Un altro particolare ringraziamento è rivolto ai miei amici, colleghi infermieri e soccorritori, che hanno accettato di aiutarmi in questo viaggio personale, raccontandomi le loro esperienze ed emozioni, certi che non avrei tradito la loro fiducia e riservatezza.

A tutti loro va la mia gratitudine per avermi aiutato nella stesura con suggerimenti, critiche ed osservazioni che, seppur scomode, sono state utili e costruttive; a me spetta la responsabilità per ogni errore contenuto in questo libro.


-Lasciaci un saluto.

Intanto grazie Edmea per la tua disponibilità. 

Continua così con la tua bella iniziativa di far conoscere nuove letture e nuovi scrittori.

Un saluto ai tuoi follower con l’auspicio di aver stuzzicato la loro curiosità affinché leggano il mio libro!


Ciao ciao!

Max




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