Intervista a Marco La Greca

Titolo : Così, per sempre

Editore ‏ : ‎ bookabook 

Lingua ‏ : ‎ Italiano

Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 117,874 in Libri

n. 12,271 in Narrativa contemporanea

n. 13,562 in Narrativa letteraria


Buongiorno amici lettori e buongiorno Marco.

-Potresti raccontarti per noi? Chi sei?

Buon giorno a te, Mea, e a voi lettori. Mi chiamo Marco, sono nato e cresciuto a Roma, dove lavoro e vivo con mia moglie e due figli. Sono avvocato e scrivo. A volte mi chiedono: ti senti più avvocato o più scrittore? In realtà penso di essere sia l'uno, che l'altro. E credo pure che i due ruoli trovino alimento reciproco. Anche il lavoro dell’avvocato si basa molto sulla scrittura e il tentativo di convincere il giudice altro non è che il racconto di una storia. Vince chi racconta meglio la storia dell’eterna lotta tra il bene e il male, e riesce a convincere il giudice che il bene sta dalla propria parte.

-Fra le tue passioni c’è la scrittura. Ai tempi della scuola, eri bravo a scrivere?

Alle medie e al liceo andavo abbastanza bene in italiano, ma non avevo il piacere di scrivere. Mi costava anzi una gran fatica. Il piacere è venuto dopo. Non tanto di scrivere. Di raccontare. E allora la scrittura è diventato il mezzo per raccontare. Poteva essere la voce, uno strumento, una macchina da presa o fotografica. Io ho usato la penna, anzi il pc. Sai che ora vado in difficoltà se devo articolare un testo usando carta e penna?

-Il tuo primo ricordo di scrittura?

Un tema che la maestra ci assegnò in quinta elementare, il classico: “Cosa farò da grande”. Fino a quel momento ero stato convinto di non saper scrivere bene; quella volta, poi, andai in difficoltà anche più del solito, perché non avevo nessuna vocazione precisa per il mio futuro. Decisi, quindi, di raccontare questo: i miei dubbi, i mille ruoli diversi in cui mi ero immaginato da grande, sino all’ultima suggestione, che era, ricordo, di fare il regista. Alla restituzione dei temi, la maestra tenne per ultimo il mio; anziché ridarmelo, lo lesse davanti a tutti. Ricordo il sorriso con cui accompagnò già le prime righe, e la sorpresa nello scoprire che i miei pensieri, fermati nel tema, erano stati apprezzati. 

-Come è nata l’idea di “Così, per sempre?”

Dal desiderio di raccontare le emozioni dell’ultimo anno di liceo, che poi vuol dire l’ultimo anno di scuola. Un periodo particolarissimo, perché è l’ultimo di una fase della vita, prima che tutto cominci a cambiare. E allora ogni momento acquista un valore particolare, perché tu stesso sai che non ti ricapiterà più: non lì, non così, non con quelle persone. Ho iniziato a pensarci, guarda, appena ho finito il mio ultimo anno, anche se poi mi ci sono messo molto tempo dopo.

-Hai mai avuto il blocco dello scrittore?

Un blocco vero e proprio direi di no. Curo però una rubrica quindicinale di racconti (sul blog www.lillimandara.it), e mi capita di mettermi al computer, a ridosso del giorno della pubblicazione, senza avere nessuna idea precisa. Eppure sai che a volte proprio dallo sforzo di scrivere senza una iniziale ispirazione sono venute le cose migliori? Camilleri diceva che lui si imponeva in qualunque situazione, qualunque giornata fosse, di scrivere qualcosa, anche solo per dieci minuti. La scrittura non è solo ispirazione, ma anche ricerca, applicazione, fatica. 

-Come mai hai scelto questa copertina?

Ero  alla ricerca di un’immagine che evocasse gli anni ’80, ma non riuscivo a trovarla; allora ho pensato di rivolgermi a un giovane e bravo illustratore, @fr3lly,  che avevo la fortuna di conoscere personalmente. Gli ho dato un po’ di materiale fotografico, oltre al testo del libro, e lui ha rielaborato il tutto nell’immagine raffigurata in copertina: quattro ragazzi, la Lancia Delta (automobile iconica di quegli anni) e l’edificio scolastico; aveva anche preparato un’immagine alternativa, che abbiamo poi pensato di utilizzare per la quarta di copertina, perché le due illustrazioni, in qualche modo, simboleggiano l’inizio e la fine del racconto. 

-Perché proprio quei protagonisti animano il tuo libro?

Ho cercato di scrivere un romanzo realistico, anche se, ovviamente, di fantasia. I personaggi sono veramente simili ai ragazzi che siamo stati negli anni ’80; c’è un po’ di me,  e molto dei ragazzi che ho conosciuto, incontrato, osservato; in questo modo ho potuto provare a calarmi nei pensieri, nei tormenti e nelle aspettative dei protagonisti, per restituire anche al lettore la sensazione di essere di uno di loro, o quanto meno di vivere, insieme a loro, l’irripetibile esperienza di quell’ultimo anno di liceo.

-Come hai gestito il rapporto con chi ha letto il libro?

Mi fa piacere quando i lettori mi dicono cosa ne pensano e se l’hanno apprezzato ne sono ovviamente felice. Confrontarmi con loro è un arricchimento. In genere mi viene restituita la sensazione di una lettura emozionante ed è, devo dire, proprio l’obiettivo che volevo raggiungere. Io stesso, del resto, mi sono emozionato mentre lo scrivevo. 

-Un consiglio ed un saluto per vivere sereni.

Non smettere mai di cercare se stessi. Non importa che età si abbia. Se ti cerchi veramente, prima o poi ti trovi. E’ il presupposto per vivere serenamente e in armonia con gli altri.




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